Descrizione
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Equidistante fra l’avanguardia radicale dei futuristi e il destino passatista dei tanti ottocentisti napoletani del Novecento, Edgardo Curcio (1881-1923) esprime in pieno i fermenti postimpressionisti e secessionisti di quell’avanguardia moderata che è stata la “Secessione dei Ventitré”. Per la prima volta una monografia raccoglie, insieme con i documenti, un corpus di quasi 200 opere di questo pittore, molto amato da tanti collezionisti, sempre più presente anche nelle aste, ma quasi sconosciuto al grande pubblico. Si viene così a colmare una lacuna dei nostri studi, offrendoci un’altra testimonianza di quella felice irrequietezza giovanilistica che negli stessi anni ha animato la produzione di tanti protagonisti delle Secessioni italiane, da Venezia a Napoli, a Roma.
Attento alle ricerche di Casorati nel suo periodo napoletano, amico di Cipriano Efisio Oppo, sodale di Edoardo Pansini e di Eugenio Viti, stimola l’interesse di Boccioni e la vicinanza di Francesco Cangiullo. La sua ricerca sul colore costituisce una sfida al colorismo tradizionalista napoletano, ma i suoi ultimi lavori sembrano puntare a una sorta di rivisitazione cubista destinata certamente ad aprire nuovi orizzonti all’arte partenopea; ma la sua opera è stata troncata di netto, troppo precocemente.
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