Descrizione
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Antonella Basilico Pisaturo indaga con acuto metodo storico-critico il rapporto tra arte e architettura nella Napoli degli anni Trenta-Quaranta del Novecento. Da questa accurata analisi e dalla sistematizzazione dei dati raccolti è emerso che esiste un sostanziale scollamento tra il “decoro” di architettura di quegli anni e il suo aspetto puramente ornamentale. La tesi interpretativa così delineatasi mette in luce una carenza di sincronia tra l’edificio e l’opera d’arte che, nei progetti costruttivi dell’epoca (spesso realizzati in fase successiva), risulta prevalentemente accessoria agli spazi, contenuta e non determinante. Da una iniziale visione d’insieme questo lavoro va progressivamente a restringere il campo d’osservazione sulle singole opere d’arte legate ai grandi impianti di propaganda (uno per tutti, la titanica impresa della Triennale d’Oltremare), agli edifici direzionali – concentrati nell’area del quartiere Carità – e ai monumenti celebrativi, tutte testimonianze di una grande esperienza artigianale che a Napoli era scuola consolidata, particolarmente nel campo della fusione e della lavorazione metallica (celebre la reputazione delle fonderie Chiurazzi): voci frammentarie ma estremamente radicate che lasciano affiorare una volontà d’arte diffusa, capillare e, non di rado, linguisticamente innovativa.
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