Descrizione
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Ogni singolarità, nel suo duplice genere: femminile e maschile, si trova nel corso della propria vita di mortale a dover giocare la propria vicenda esperienziale e a darle un senso significativo carica di un già-lì e di un ‘mondo’ «essenzialmente bell’e fatto» (Hegel). Nel tentativo di esprimere l’inedità peculiarità che sente di essere, la singolarità, che avverte la pesantezza del già-lì e se ne vorrebbe disfare in nome della propria affermazione, procede allora a connotare la sua maniera d’essere aggrappandosi ostinatamente al «proprio privato sentire» e testardamente opponendolo al mondo «bell’e fatto».
Ma così operando essa finisce con l’assumere, mentre «calca la scena del mondo» (Valéry), o la fisionomia dell’eterna dilettante, incapace di incidere nella compatta sostanza mondana, poiché tutto ciò che fa lascia, alla lettera e di fatto, il tempo che trova; oppure, una volta scoperta, a fronte delle proprie pretese, la resistenza del mondo-già-lì, col cedere se stessa a un già-stato, diventando così solo una pallida sinonimia!
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